La famosa frase, titolo dell'altrettanto famosa acquaforte di Francisco Goya, descrive bene i tempi che stiamo vivendo.
Quindi bisogna mettere i puntini sulle "i", almeno alcuni.
1) L'estremismo ce l'abbiamo anche e soprattutto in casa nostra, ove per "casa nostra" intendo l'intera Europa. NOI abbiamo inventato le guerre di religione, non i musulmani, ai quali anzi abbiamo insegnato il concetto, lo abbiamo esportato (altro che << esportare la democrazia >>...spero che non ci sia più nessuno che ci crede ancora). Noi, figli dell'Europa e in particolare della sua parte occidentale, abbiamo sottomesso il resto del mondo, dalle Americhe alla Cina, dall'Oceania alle terre degli Eschimesi, perché ci credevamo e ci crediamo ancora superiori, migliori, eletti da Dio.
E' una questione di mentalità, di intimo convincimento, di fede potremmo dire. Non c'entrano niente i politici in questo momento sulla breccia, da Salvini alla Le Pen. Loro non sono diversi da noi: LORO SONO NOI, NOI SIAMO LORO. Noi li abbiamo eletti, noi li abbiamo mandati al potere: noi, con il nostro voto, o peggio ancora con il nostro non-voto.
2) Si paventa il ritorno dei muri, delle frontiere, dei confini. Peccato che non siano mai serviti a niente. Nessun confine, in tutta la Storia umana, è mai risultato inviolabile e inviolato, nessuna barriera è mai durata per l'eternità. I confini fisici sono destinati a cadere alla prima spallata, alla prima folata di vento.
Più difficile è abbattere i confini mentali, quella comoda divisione tra "noi" e "loro", tra "civiltà" e "barbarie", tra "esseri dotati di ragione" e "mostri irrazionali". Questa semplificazione della realtà ce la portiamo dietro dai tempi antichi, dai secoli della Grecia classica e di Roma imperiale.
Ciò che non si conosce fa paura, se fa paura lo si combatte, se è diverso da noi è legittimo distruggerlo, ucciderlo, cancellarlo.
Questa è la mentalità diffusa. Non è colpa di nessuno, di nessun politico, demagogo, arruffapopolo: costui (o costei) non inculca nella gente un'idea nuova, bensì si limita, con belle parole e frasi ad effetto, a estrarre ciò che la gente già pensa.
3) Qualora una nazione riuscisse effettivamente, almeno per un certo tempo, a chiudersi del tutto in se stessa, bloccando ogni contatto con l'esterno, in realtà firmerebbe la propria condanna a morte.
Il mondo globalizzato non è un'invenzione di oggi. IL MONDO E' SEMPRE STATO GLOBALIZZATO. Gli Stati, le Nazioni, i popoli si sono sempre scambiati idee, conoscenze, visioni, invenzioni, e proprio per questo sono progrediti.
La decadenza, in tutti i casi, è arrivata proprio quando hanno esaurito la spinta verso l'esterno e hanno cominciato a rimirarsi l'ombelico, convinti di aver raggiunto la perfezione assoluta ed eterna.
4) Le migrazioni di popoli sono sempre avvenute, sono una costante della Storia umana. Oggi abbiamo la memoria corta, per cui forse ci siamo già dimenticati di quando proprio noi italiani affollavamo le navi per l'America, col sogno di una nuova vita al di là del mare: e ci siamo dimenticati di quanto ci guardavano male, perché eravamo poveri, brutti, sporchi, potenzialmente violenti o comunque portatori di problemi.
Nessun essere umano lascia volentieri la terra dove è nato e cresciuto, dove ha la sua famiglia, i suoi amici, il suo lavoro. Se lo fa è perché è costretto: dalla fame, dalla povertà, dall'oppressione (che può essere interna o straniera). Anche questa è una costante della Storia.
Pensare di fermare la corrente della Storia con leggi, proclami, espulsioni, muri e fili spinati è come voler svuotare il mare con un cucchiaino da caffè.
5) I demagoghi ci incitano a lottare "per la difesa della nostra civiltà". E noi non ci rendiamo conto che la nostra civiltà è già morta. Morta di vecchiaia, morta di morte naturale, come è sempre successo e sempre succederà. Ha avuto la sua infanzia, la sua giovinezza, il suo momento di gloria, la sua maturità. Ora, anche lei, deve fare largo ai giovani.
L'Occidente ha fatto il suo tempo. Ora è il turno dell'Oriente, di nuovo, come è stato in passato.
Non è e non sarà una cosa breve. I periodi di decadenza sono sempre lunghi, mai improvvisi. Spesso chi li vive non se ne rende nemmeno conto, proprio perché i tempi della Storia sono molto più lunghi di una normale vita umana.
Saperlo però ci aiuta a prepararci, ad allenare - se non noi stessi - i nostri figli a vivere nei tempi nuovi. Ci aiuta ad abbandonare i vecchi modi di pensare, ad aprirci al nuovo che sta arrivando.
E dobbiamo renderci conto che il cambiamento, l'integrazione, la mescolanza non avviene mai per imposizione dall'alto, ma per contatto quotidiano, dal basso, giorno dopo giorno. Avviene prima di tutto tra i bambini, ai quali non importa se i compagni di giochi hanno la pelle scura, gli occhi a mandorla e pregano Dio chiamandolo con un nome diverso.
Svegliamoci, dunque, e viviamo il nuovo giorno che sta nascendo.
E facciamo attenzione ai mostri : perché essi sono svegli quando noi dormiamo, ma se noi siamo svegli essi non possono fare del male.
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