martedì 20 settembre 2016

Il nostro posto nel mondo - parte terza

Abbiamo chiuso la seconda parte domandandoci se gli esseri umani si siano evoluti rispetto ai tempi preistorici o se, fatti salvi i cambiamenti tecnologici e sociali, siamo in fondo sempre gli stessi.

Di sicuro abbiamo sviluppato il LINGUAGGIO. Ma non siamo stati i soli, come vedremo tra poco.

Infatti che cos'è il linguaggio ? Un insieme di suoni, variamente combinati, che servono a vari scopi :

sottolineare le emozioni

esprimere i concetti

indicare con precisione gli oggetti

comunicare con gli altri appartenenti al gruppo


Nessuno di questi usi del linguaggio è esclusivo o tipico degli esseri umani. Né lo è il linguaggio stesso : ogni specie animale ne ha uno, dal "canto" delle balene ai latrati dei cani, dalle strida degli uccelli agli schiocchi dei delfini.
Esistono anche linguaggi non basati sull'emissione di suoni. Le formiche ad esempio comunicano attraverso uno scambio di informazioni chimiche. Le api comunicano con il movimento (la "danza" di un'ape serve per indicare alle compagne dove si trova una fonte di cibo, la distanza e la direzione rispetto al favo).


Non dobbiamo dunque pensare che solo per il fatto di parlare, di produrre suoni articolati, siamo superiori agli altri animali. Quello umano è solo uno dei possibili linguaggi. Se non siamo in grado di capire i linguaggi delle altre specie, questo non vuol dire che non esistano.



Bisogna dunque abbandonare la prospettiva antropocentrica che ci accompagna ormai da svariati millenni.
 L'uomo non è la creatura perfetta, né l'ultimo e definitivo anello dell'evoluzione.
 Non siamo i padroni del mondo, al contrario : la Natura ci dimostra spesso e volentieri come, nonostante tutta la nostra tecnologia e la nostra (supposta) intelligenza, siamo sempre in balia delle sue decisioni e dei suoi cambi d'umore.



In cosa allora ci siamo evoluti rispetto ai tempi preistorici ?

L'aumento delle dimensioni del cervello, e quindi l'accrescimento dell'intelligenza, ci distingue dai nostri lontani progenitori.

Ma chi ci dice che anche altri animali non possano percorrere il nostro stesso cammino ?

(se ne avranno il tempo, naturalmente, e non si estingueranno prima : estinzione che sarà, o sarebbe, causata proprio da noi)


Gli animali, lo abbiamo visto, devono risolvere pochi e fondamentali bisogni :

procurarsi il cibo - sopravvivere ai predatori - accoppiarsi e riprodursi

E noi non facciamo forse lo stesso ? Abbiamo inventato la cultura e la società per ricoprire con una patina di (finta) ragione e di (finta) morale queste basilari necessità biologiche.

Abbiamo inventato l'amore per sopportare la fatica fisica di cercarci un partner, corteggiarlo, allontanare i rivali e infine consumare il rapporto sessuale.

Infine abbiamo inventato la religione, perché ci sembrava impossibile che la vita, la nostra vita, che crediamo preziosa, impareggiabile, magnifica, fosse solo un susseguirsi di atti dettati dall'istinto.



Ecco dunque qual è il nostro posto nel mondo. Siamo animali tra gli animali, e come gli altri siamo guidati dall'istinto e sottoposti alle decisioni della Natura.
Una banalità, certo. Ma proprio perché è tale, perché la riteniamo ovvia, non ci pensiamo più, la liquidiamo con una scrollata di spalle.

Crediamo di aver imbrigliato le forze della Natura, di poterle usare per i nostri scopi (civili o bellici che siano), di essere al di sopra delle sue leggi, della sua volontà, dei suoi mutamenti.

Non è così.

Si può discutere se la NOSTRA ESTINZIONE avverrà per mano della Natura o se saremo noi stessi a porre fine alla nostra esistenza come specie.

Ma di una cosa possiamo essere certi : anche per noi, come per gli esseri viventi che ci hanno preceduto e che parevano dominare la Terra, un giorno arriverà la parola...

FINE.



Nessun commento:

Posta un commento