E' di questi giorni la notizia del divorzio tra Brad Pitt e Angelina Jolie. Una coppia che non ha bisogno di presentazioni.
Come in tutte le coppie ora inizierà la battaglia legale per i figli, ci saranno accuse reciproche, sospetti di tradimento, richieste economiche.
Un film già visto.
Un film che viene trasmesso in molte case, protagonisti attori del tutto sconosciuti, che non avranno mai un volto, una voce, una richiesta di autografi, uno stipendio miliardario.
Noi, insomma. Le persone normali.
Se non altro il buon vecchio Brad i figli, fra naturali e adottati, li ha avuti tutti con Angelina.
Ma c'è chi i figli li ha da partner diversi : mi viene in mente la nostra Alessia Marcuzzi, due figli di cui uno da Simone Inzaghi e l'altro da Francesco Facchinetti (almeno, così era l'ultima volta che ne ho sentito parlare, poi non so se nel frattempo ne ha avuti altri con nuovi compagni : per informazioni bibliografiche consultare le annate recenti di Novella 2000 e riviste del settore).
Naturalmente questo capita anche nelle famiglie comuni, non famose, non-VIP.
Qui io non voglio difendere la famiglia tradizionale, concetto del resto ormai superato da ben prima dell' "esplosione", per così dire, dei diritti rivendicati dalle persone GLBT (universo, questo, di cui parleremo in un successivo post).
Voglio invece parlare del comportamento dei VIP, siano essi attori, cantanti, calciatori o altro, e del fatto che le persone normali si identifichino in loro, elevandoli a modelli.
Io credo, forse ingenuamente, che quando una persona diventa famosa debba rendersi conto (possibilmente in modo autonomo, ma va bene anche se a dirglielo è qualcuno dell'entourage) che da quel momento in avanti diventerà, per le persone comuni, un modello da ammirare e imitare.
Credo che il novello VIP debba sempre tenere ben presente da dove viene, non dimenticarsi le sue origini, le sue radici. Ricordare che, al di fuori delle belle case, delle auto sportive, degli alberghi a sei stelle, delle barche, delle feste esclusive, c'è il mondo vero da cui lui/lei proviene.
Spesso i VIP si impegnano in cause umanitarie - vedi la stessa Angelina Jolie che è ambasciatrice dell'ONU, o Shakira che ha istituito la fondazione Pies Descalzos per aiutare i bambini poveri del Sudamerica - mettono il loro nome e il loro volto in campagne dai buoni propositi, fanno donazioni e così via :
non metto in dubbio che, in qualche caso, il loro sia un interesse sincero, dettato da veri sentimenti ;
ma in quanti altri casi questo impegno è loro imposto da esperti di marketing, che ben sanno quanto una foto vicino al bambino africano o all'animale maltrattato rappresenti un'impennata di popolarità, e quindi di soldi, di contratti, di affari (i quali si riverberano a catena dal VIP a tutti coloro che ne organizzano la vita, costruiscono il suo personaggio, la sua carriera, il suo successo) ?
In Italia abbiamo, ormai da anni, l'accoppiata calciatori/veline. Lui guadagna in popolarità portandosi a letto, ed eventualmente sposando, una bella ragazza. Lei, spentesi le luci della ribalta, conserva un po' di quel luccichio facendosi vedere accanto a lui (è un fatto che molte tra le ultime veline passate sul bancone di Striscia La Notizia sarebbero state immediatamente dimenticate se non avessero sposato/frequentato calciatori).
In America un/una giovane cantante o attore/attrice, appena raggiunge il successo, giura che mai lascerà il partner storico, il fidanzato/a di sempre, che non si farà cambiare dalla stratosferica fama raggiunta...salvo poi iniziare a frequentare colleghi e colleghe del nuovo mondo dorato e, combinazione, lasciare il vecchio partner non glamour per dare il via a una girandola di amori e amorazzi con altri VIP, non necessariamente dello stesso settore lavorativo (vedi ad esempio la coppia, ormai anch'essa scoppiata, tra Gwineth Paltrow e Chris Martin, attrice lei e cantante lui) ma sempre obbligatoriamente famosi.
E se ogni tanto la popolarità sembra appannarsi basta annunciare di aver avuto una relazione con un partner dello stesso stesso (che sia vero o no poco importa), o anche solo limitarsi a dire "Mi piacerebbe averla", che subito gli indici risalgono di nuovo. Naturalmente anche questa è, quasi sempre, una mossa pianificata dagli esperti di marketing.
In Italia i calciatori, ovvero i VIP più VIP di tutti i VIP, sono nella stragrande maggioranza dei casi degli ignoranti cosmici. Inevitabile, dal momento che si sono dedicati fin da giovani alla carriera sportiva. Però è veramente squallido sentirli parlare nelle interviste, vederli in difficoltà nel mettere due parole in fila, ripetere come un mantra "Abbiamo fatto bene". Di solito si rendono conto che carriera, fama e guadagni dureranno poco, ma non sanno pianificare il proprio futuro, né hanno gli strumenti per farlo. Così una volta appese le scarpette al chiodo spesso perdono molti soldi in investimenti sbagliati e vivacchiano come commentatori televisivi o con ruoli dirigenziali nell'ultima società per la quale hanno giocato (perché naturalmente ne hanno cambiate molte, troppe : i giocatori-bandiera non esistono più, l'ultimo è Totti) : lavori che sanno tanto di elemosina, di pietà, di concessione, anche se magari con uno stipendio di tutto rispetto.
In America, considerando sia i cantanti sia gli attori, ci sono molti VIP che, invece, una testa ce l'hanno e la sanno usare. Tra i primi possiamo citare : Beyoncé, una vera macchina da guerra ; Lady Gaga, che ha ben imparato la lezione di Madonna, di cui è la vera erede ; e la stessa Madonna, la cui stella si è offuscata semplicemente per raggiunti limiti di età ma che rimane l'esempio a cui tutte le nuove generazioni guardano con rispetto.
Naturalmente c'è anche chi, diventato ricco e famoso troppo giovane e troppo in fretta, si è bruciato. Il caso più celebre è Britney Spears, nota ormai più per le vicende giudiziarie e per le intemperanze fisiche che non per le canzoni, per altro già non memorabili.
E molti, dopo la breve stagione del successo, finiscono a cantare nei casinò di Las Vegas, ultima fermata prima dell'oblio.
Quanto agli attori, non si può non citare Sharon Stone, nota ai più per la celebre scena di Basic Instict e che invece fa parte del MENSA, l'associazione internazionale di persone con un Quoziente Intellettivo superiore alla media.
Insomma, i VIP, nostrani e internazionali, sono in fondo come noi. Alcuni più brillanti, altri nella media, altri decisamente poco intelligenti. Alcuni seri e posati, altri eccessivi. Alcuni felici all'interno del matrimonio, altri fedifraghi.
In più di noi hanno solo i soldi, che però a ben vedere si meritano tutti :
ad accomunare attori, calciatori e cantanti (ma anche scrittori, registi, stilisti) infatti è il talento, che è un dono innato, e quindi non invidiabile. O ce l'hai o non ce l'hai.
Il talento va coltivato, sviluppato, indirizzato. Tutti hanno lavorato duro per arrivare dove sono. Può darsi il caso del colpo di fortuna, del produttore cinematografico che vede una cameriera e decide di farne un'attrice, ma personalmente ritengo che sia soprattutto un mito.
Fanno forse eccezione i volti televisivi (italiani almeno, non so come sia in altri Paesi) : lì sì che per sfondare ci vuole fortuna, ci vogliono compromessi, ci vogliono accordi sottobanco. Parlo naturalmente di conduttori e soubrette varie, non dei giornalisti, i quali svolgono un mestiere che per la sua particolare natura prevede di mostrare il loro viso : ma per un mezzobusto del TG, uomo o donna che sia, ci sono migliaia di colleghi della carta stampata noti, se va bene, per il nome ma altrimenti invisibili.
Voler imitare i VIP dovrebbe significare mettersi d'impegno come hanno fatto loro, non scimmiottarli con pettinature, tatuaggi, vestiti.
Dovrebbe significare osservarli per capire i loro errori, che sono gli stessi nostri, non sognare il loro stile di vita.
Dovrebbe significare imitare i loro comportamenti virtuosi e condannare quelli sbagliati, che di nuovo sono gli stessi nostri, non avere il loro poster in camera.
E i VIP dovrebbero rendersi conto che, rappresentando un modello per molti, devono necessariamente porre maggiore attenzione ai propri comportamenti, alle proprie parole, alle proprie reazioni.
E' il prezzo della fama.
Ed è giusto pagarlo : se hai ricevuto tutto non puoi non dare indietro niente.
venerdì 23 settembre 2016
martedì 20 settembre 2016
Il nostro posto nel mondo - parte terza
Abbiamo chiuso la seconda parte domandandoci se gli esseri umani si siano evoluti rispetto ai tempi preistorici o se, fatti salvi i cambiamenti tecnologici e sociali, siamo in fondo sempre gli stessi.
Di sicuro abbiamo sviluppato il LINGUAGGIO. Ma non siamo stati i soli, come vedremo tra poco.
Infatti che cos'è il linguaggio ? Un insieme di suoni, variamente combinati, che servono a vari scopi :
sottolineare le emozioni
esprimere i concetti
indicare con precisione gli oggetti
comunicare con gli altri appartenenti al gruppo
Nessuno di questi usi del linguaggio è esclusivo o tipico degli esseri umani. Né lo è il linguaggio stesso : ogni specie animale ne ha uno, dal "canto" delle balene ai latrati dei cani, dalle strida degli uccelli agli schiocchi dei delfini.
Esistono anche linguaggi non basati sull'emissione di suoni. Le formiche ad esempio comunicano attraverso uno scambio di informazioni chimiche. Le api comunicano con il movimento (la "danza" di un'ape serve per indicare alle compagne dove si trova una fonte di cibo, la distanza e la direzione rispetto al favo).
Non dobbiamo dunque pensare che solo per il fatto di parlare, di produrre suoni articolati, siamo superiori agli altri animali. Quello umano è solo uno dei possibili linguaggi. Se non siamo in grado di capire i linguaggi delle altre specie, questo non vuol dire che non esistano.
Bisogna dunque abbandonare la prospettiva antropocentrica che ci accompagna ormai da svariati millenni.
L'uomo non è la creatura perfetta, né l'ultimo e definitivo anello dell'evoluzione.
Non siamo i padroni del mondo, al contrario : la Natura ci dimostra spesso e volentieri come, nonostante tutta la nostra tecnologia e la nostra (supposta) intelligenza, siamo sempre in balia delle sue decisioni e dei suoi cambi d'umore.
In cosa allora ci siamo evoluti rispetto ai tempi preistorici ?
L'aumento delle dimensioni del cervello, e quindi l'accrescimento dell'intelligenza, ci distingue dai nostri lontani progenitori.
Ma chi ci dice che anche altri animali non possano percorrere il nostro stesso cammino ?
(se ne avranno il tempo, naturalmente, e non si estingueranno prima : estinzione che sarà, o sarebbe, causata proprio da noi)
Gli animali, lo abbiamo visto, devono risolvere pochi e fondamentali bisogni :
procurarsi il cibo - sopravvivere ai predatori - accoppiarsi e riprodursi
E noi non facciamo forse lo stesso ? Abbiamo inventato la cultura e la società per ricoprire con una patina di (finta) ragione e di (finta) morale queste basilari necessità biologiche.
Abbiamo inventato l'amore per sopportare la fatica fisica di cercarci un partner, corteggiarlo, allontanare i rivali e infine consumare il rapporto sessuale.
Infine abbiamo inventato la religione, perché ci sembrava impossibile che la vita, la nostra vita, che crediamo preziosa, impareggiabile, magnifica, fosse solo un susseguirsi di atti dettati dall'istinto.
Ecco dunque qual è il nostro posto nel mondo. Siamo animali tra gli animali, e come gli altri siamo guidati dall'istinto e sottoposti alle decisioni della Natura.
Una banalità, certo. Ma proprio perché è tale, perché la riteniamo ovvia, non ci pensiamo più, la liquidiamo con una scrollata di spalle.
Crediamo di aver imbrigliato le forze della Natura, di poterle usare per i nostri scopi (civili o bellici che siano), di essere al di sopra delle sue leggi, della sua volontà, dei suoi mutamenti.
Non è così.
Si può discutere se la NOSTRA ESTINZIONE avverrà per mano della Natura o se saremo noi stessi a porre fine alla nostra esistenza come specie.
Ma di una cosa possiamo essere certi : anche per noi, come per gli esseri viventi che ci hanno preceduto e che parevano dominare la Terra, un giorno arriverà la parola...
FINE.
Di sicuro abbiamo sviluppato il LINGUAGGIO. Ma non siamo stati i soli, come vedremo tra poco.
Infatti che cos'è il linguaggio ? Un insieme di suoni, variamente combinati, che servono a vari scopi :
sottolineare le emozioni
esprimere i concetti
indicare con precisione gli oggetti
comunicare con gli altri appartenenti al gruppo
Nessuno di questi usi del linguaggio è esclusivo o tipico degli esseri umani. Né lo è il linguaggio stesso : ogni specie animale ne ha uno, dal "canto" delle balene ai latrati dei cani, dalle strida degli uccelli agli schiocchi dei delfini.
Esistono anche linguaggi non basati sull'emissione di suoni. Le formiche ad esempio comunicano attraverso uno scambio di informazioni chimiche. Le api comunicano con il movimento (la "danza" di un'ape serve per indicare alle compagne dove si trova una fonte di cibo, la distanza e la direzione rispetto al favo).
Non dobbiamo dunque pensare che solo per il fatto di parlare, di produrre suoni articolati, siamo superiori agli altri animali. Quello umano è solo uno dei possibili linguaggi. Se non siamo in grado di capire i linguaggi delle altre specie, questo non vuol dire che non esistano.
Bisogna dunque abbandonare la prospettiva antropocentrica che ci accompagna ormai da svariati millenni.
L'uomo non è la creatura perfetta, né l'ultimo e definitivo anello dell'evoluzione.
Non siamo i padroni del mondo, al contrario : la Natura ci dimostra spesso e volentieri come, nonostante tutta la nostra tecnologia e la nostra (supposta) intelligenza, siamo sempre in balia delle sue decisioni e dei suoi cambi d'umore.
In cosa allora ci siamo evoluti rispetto ai tempi preistorici ?
L'aumento delle dimensioni del cervello, e quindi l'accrescimento dell'intelligenza, ci distingue dai nostri lontani progenitori.
Ma chi ci dice che anche altri animali non possano percorrere il nostro stesso cammino ?
(se ne avranno il tempo, naturalmente, e non si estingueranno prima : estinzione che sarà, o sarebbe, causata proprio da noi)
Gli animali, lo abbiamo visto, devono risolvere pochi e fondamentali bisogni :
procurarsi il cibo - sopravvivere ai predatori - accoppiarsi e riprodursi
E noi non facciamo forse lo stesso ? Abbiamo inventato la cultura e la società per ricoprire con una patina di (finta) ragione e di (finta) morale queste basilari necessità biologiche.
Abbiamo inventato l'amore per sopportare la fatica fisica di cercarci un partner, corteggiarlo, allontanare i rivali e infine consumare il rapporto sessuale.
Infine abbiamo inventato la religione, perché ci sembrava impossibile che la vita, la nostra vita, che crediamo preziosa, impareggiabile, magnifica, fosse solo un susseguirsi di atti dettati dall'istinto.
Ecco dunque qual è il nostro posto nel mondo. Siamo animali tra gli animali, e come gli altri siamo guidati dall'istinto e sottoposti alle decisioni della Natura.
Una banalità, certo. Ma proprio perché è tale, perché la riteniamo ovvia, non ci pensiamo più, la liquidiamo con una scrollata di spalle.
Crediamo di aver imbrigliato le forze della Natura, di poterle usare per i nostri scopi (civili o bellici che siano), di essere al di sopra delle sue leggi, della sua volontà, dei suoi mutamenti.
Non è così.
Si può discutere se la NOSTRA ESTINZIONE avverrà per mano della Natura o se saremo noi stessi a porre fine alla nostra esistenza come specie.
Ma di una cosa possiamo essere certi : anche per noi, come per gli esseri viventi che ci hanno preceduto e che parevano dominare la Terra, un giorno arriverà la parola...
FINE.
venerdì 16 settembre 2016
Il nostro posto nel mondo - parte seconda
Abbiamo concluso la prima parte con una domanda :
qual è la caratteristica che ci rende diversi dagli altri animali ? (attenzione, ho detto diversi, NON "superiori")
Lo sviluppo di un pollice opponibile negli arti anteriori, ormai affrancati dal compito di sostenere il corpo, può essere una parziale risposta.
Va detto che non siamo stati i primi organismi a possederlo : i più recenti studi sui dinosauri, che hanno completamente trasformato l'idea che gli studiosi in primis, e poi il grande pubblico, avevano dei rettili preistorici fino a pochi anni fa, hanno riscontrato la presenza di questa caratteristica biologica in alcune specie, già note tra l'altro per essere significativamente più intelligenti rispetto alle altre (sebbene l'idea dei dinosauri come lucertoloni stupidi e lenti sia del tutto falsa e dimostrata come tale già da tempo).
Ma fu una specie di Primati a sfruttare questa caratteristica per un uso nuovo.
L' Australopithecus è ancora oggi considerato il più antico antenato degli esseri umani moderni. L'albero genealogico della nostra specie si è ampliato, arricchito e complicato molto rispetto ai pochi nomi che troviamo su ogni libro di scuola, ma in linea generale la successione classica può essere considerata ancora valida.
Siamo, è bene ricordarlo, nel cuore dell'Africa. La paleoantropologia ritiene probabile che l' Australopithecus usasse pietre e bastoni per difendersi dai predatori, o anche per spaventarli e costringerli ad abbandonare le prede appena uccise. A quell'epoca i nostri antenati non erano ancora in grado di cacciare in proprio, e quindi dovevano accontentarsi degli avanzi degli altri. Quindi, nelle prime fasi della nostra esistenza, siamo stati animali spazzini, mangiatori di carogne né più né meno che gli avvoltoi, gli sciacalli e le iene (animali che ancora oggi ci fanno ribrezzo, al punto che le parole stesse che li definiscono hanno assunto, nel linguaggio, una connotazione dispregiativa : forse, in qualche modo, ci ricordiamo di quei tempi...).
Fin qui, comunque, non c'è ancora nulla che ci distingua in modo netto dagli altri animali. Molte altre specie usano oggetti particolari, come pietre o bastoni di varia grandezza, per procurarsi il cibo.
Citiamo tre casi divenuti molto famosi anche al di fuori della cerchia scientifica :
una specie di fringuello delle Isole Galapagos, scoperto e studiato nientemeno che da Darwin, raggiunge gli insetti di cui si nutre, nascosti nelle cavità degli alberi, infilzandoli con una spina che tiene col becco.
gli scimpanzé, quando vogliono nutrirsi di térmiti, prendono un bastoncino lungo e sottile, lo introducono nei termitai, poi lo estraggono e mangiano le térmiti rimaste attaccate. E varie altre specie di scimmie sono state osservate mentre usano pietre per rompere i gusci duri di frutti.
alcune specie di lontra usano delle pietre per rompere i gusci delle ostriche.
Fin qui, dunque, siamo in presenza di oggetti - pietre, bastoni, spine - che si trovano disponibili in natura. I processi cognitivi che permettono di immaginarne l'uso sono tipici, è vero, solo di alcune specie animali, ma non vi è ancora una differenza marcata.
Poi, sulla scena del mondo, comparve una nuova specie di Primate : l' Homo abilis.
Siamo sempre in Africa, e da lì non ci muoveremo ancora per parecchi milioni di anni. Questo nostro progenitore, il primo appartenente al nuovo genere "Homo", è chiamato abilis perché ha imparato a fare una cosa straordinaria, nuova, sconvolgente.
Se trova una pietra, non la usa così com'è, ma la trasforma. Battendola contro un'altra, la fa diventare appuntita, capace di tagliare, oltre che più comoda da essere tenuta in mano.
E' il primo caso di modifica dell'ambiente da parte di una specie animale.
Da qui, in appena un battito di ciglia (se rapportato ai tempi geologici del pianeta) arriviamo ai razzi per andare sulla Luna, alle bombe atomiche, ai computer.
Tutto è iniziato qui.
Ecco cosa ci rende davvero diversi (di nuovo, diversi, NON superiori) agli altri animali.
Gli animali, per sopravvivere, si adattano all'ambiente.
Gli esseri umani, per sopravvivere, adattano l'ambiente alle proprie necessità.
E' da qui che nasce la concezione, imperante ancora oggi, di una Natura che deve essere asservita, piegata, sottomessa ai voleri dell'essere umano, signore e padrone dell'intero pianeta.
La stessa concezione che ci fa costruire case vicino ai fiumi, non curandosi del fatto che possono straripare ("straripare" è parola migliore di "esondare", come ben disse Guccini).
La stessa concezione che ci fa parlare di "tragedie", come se alla Natura importasse dove abitiamo, cosa facciamo, come viviamo.
La stessa concezione che ci porta a lamentarci d'inverno perché fa freddo e d'estate perché fa caldo.
Gli esseri umani hanno cambiato il volto del pianeta Terra. E tutto è partito da quella pietra resa più aguzza.
Ma, da allora, cosa sono diventati gli uomini ? Sono cambiati, si sono evoluti o sono, in fondo, sempre gli stessi ?
Lo scopriremo nella prossima puntata !
qual è la caratteristica che ci rende diversi dagli altri animali ? (attenzione, ho detto diversi, NON "superiori")
Lo sviluppo di un pollice opponibile negli arti anteriori, ormai affrancati dal compito di sostenere il corpo, può essere una parziale risposta.
Va detto che non siamo stati i primi organismi a possederlo : i più recenti studi sui dinosauri, che hanno completamente trasformato l'idea che gli studiosi in primis, e poi il grande pubblico, avevano dei rettili preistorici fino a pochi anni fa, hanno riscontrato la presenza di questa caratteristica biologica in alcune specie, già note tra l'altro per essere significativamente più intelligenti rispetto alle altre (sebbene l'idea dei dinosauri come lucertoloni stupidi e lenti sia del tutto falsa e dimostrata come tale già da tempo).
Ma fu una specie di Primati a sfruttare questa caratteristica per un uso nuovo.
L' Australopithecus è ancora oggi considerato il più antico antenato degli esseri umani moderni. L'albero genealogico della nostra specie si è ampliato, arricchito e complicato molto rispetto ai pochi nomi che troviamo su ogni libro di scuola, ma in linea generale la successione classica può essere considerata ancora valida.
Siamo, è bene ricordarlo, nel cuore dell'Africa. La paleoantropologia ritiene probabile che l' Australopithecus usasse pietre e bastoni per difendersi dai predatori, o anche per spaventarli e costringerli ad abbandonare le prede appena uccise. A quell'epoca i nostri antenati non erano ancora in grado di cacciare in proprio, e quindi dovevano accontentarsi degli avanzi degli altri. Quindi, nelle prime fasi della nostra esistenza, siamo stati animali spazzini, mangiatori di carogne né più né meno che gli avvoltoi, gli sciacalli e le iene (animali che ancora oggi ci fanno ribrezzo, al punto che le parole stesse che li definiscono hanno assunto, nel linguaggio, una connotazione dispregiativa : forse, in qualche modo, ci ricordiamo di quei tempi...).
Fin qui, comunque, non c'è ancora nulla che ci distingua in modo netto dagli altri animali. Molte altre specie usano oggetti particolari, come pietre o bastoni di varia grandezza, per procurarsi il cibo.
Citiamo tre casi divenuti molto famosi anche al di fuori della cerchia scientifica :
una specie di fringuello delle Isole Galapagos, scoperto e studiato nientemeno che da Darwin, raggiunge gli insetti di cui si nutre, nascosti nelle cavità degli alberi, infilzandoli con una spina che tiene col becco.
gli scimpanzé, quando vogliono nutrirsi di térmiti, prendono un bastoncino lungo e sottile, lo introducono nei termitai, poi lo estraggono e mangiano le térmiti rimaste attaccate. E varie altre specie di scimmie sono state osservate mentre usano pietre per rompere i gusci duri di frutti.
alcune specie di lontra usano delle pietre per rompere i gusci delle ostriche.
Fin qui, dunque, siamo in presenza di oggetti - pietre, bastoni, spine - che si trovano disponibili in natura. I processi cognitivi che permettono di immaginarne l'uso sono tipici, è vero, solo di alcune specie animali, ma non vi è ancora una differenza marcata.
Poi, sulla scena del mondo, comparve una nuova specie di Primate : l' Homo abilis.
Siamo sempre in Africa, e da lì non ci muoveremo ancora per parecchi milioni di anni. Questo nostro progenitore, il primo appartenente al nuovo genere "Homo", è chiamato abilis perché ha imparato a fare una cosa straordinaria, nuova, sconvolgente.
Se trova una pietra, non la usa così com'è, ma la trasforma. Battendola contro un'altra, la fa diventare appuntita, capace di tagliare, oltre che più comoda da essere tenuta in mano.
E' il primo caso di modifica dell'ambiente da parte di una specie animale.
Da qui, in appena un battito di ciglia (se rapportato ai tempi geologici del pianeta) arriviamo ai razzi per andare sulla Luna, alle bombe atomiche, ai computer.
Tutto è iniziato qui.
Ecco cosa ci rende davvero diversi (di nuovo, diversi, NON superiori) agli altri animali.
Gli animali, per sopravvivere, si adattano all'ambiente.
Gli esseri umani, per sopravvivere, adattano l'ambiente alle proprie necessità.
E' da qui che nasce la concezione, imperante ancora oggi, di una Natura che deve essere asservita, piegata, sottomessa ai voleri dell'essere umano, signore e padrone dell'intero pianeta.
La stessa concezione che ci fa costruire case vicino ai fiumi, non curandosi del fatto che possono straripare ("straripare" è parola migliore di "esondare", come ben disse Guccini).
La stessa concezione che ci fa parlare di "tragedie", come se alla Natura importasse dove abitiamo, cosa facciamo, come viviamo.
La stessa concezione che ci porta a lamentarci d'inverno perché fa freddo e d'estate perché fa caldo.
Gli esseri umani hanno cambiato il volto del pianeta Terra. E tutto è partito da quella pietra resa più aguzza.
Ma, da allora, cosa sono diventati gli uomini ? Sono cambiati, si sono evoluti o sono, in fondo, sempre gli stessi ?
Lo scopriremo nella prossima puntata !
lunedì 12 settembre 2016
Il nostro posto nel mondo - parte prima
Terminate le ferie e passato anche l'anniversario dell' 11 Settembre, con i suoi articoli, i suoi commenti, le sue riflessioni uguali ogni anno, è tempo di riprendere il nostro viaggio.
Oggi voglio interrogarmi sul nostro posto nel mondo. Non come Italiani, né come Europei, né come Occidentali. Semplicemente come esseri umani.
Negli articoli dedicati alla violenza sulle donne ho parlato brevemente dei primordi della storia umana. Ora facciamo un altro passo indietro.
Provate a immaginare la Terra all'alba dei tempi. I primi organismi viventi, per nutrirsi, hanno adottato due strategie : cercare il cibo nell'ambiente o fare di altri organismi il loro cibo.
Siamo a circa 3,5 miliardi di anni fa. La Terra ha già un miliardo di anni. Da allora nulla è cambiato. Gli esseri viventi nascono, vanno in cerca di cibo, investono gran parte delle loro energie per riprodursi e infine muoiono.
E' stato sempre così, per centinaia di milioni di anni.
L'esistenza della vita sulla Terra ha corso varie volte il rischio di sparire completamente. Cambiamenti climatici di portata planetaria, innalzamento e abbassamento dei mari, spostamento dei continenti hanno condotto la vita sull'orlo dell'estinzione. CINQUE VOLTE.
Il famoso asteroide che uccise i dinosauri fu una semplice spintarella verso un processo ormai in atto già da molto tempo : i dinosauri si sarebbero estinti anche senza la botta del sasso venuto dallo spazio.
Tra un periodo di crisi e l'altro, la vita sulla Terra ha seguito i suoi ritmi immutabili, sempre uguali a se stessi.
Dopo la scomparsa dei dinosauri venne l'ora dei mammiferi, animali a noi più familiari.
La Terra, a quei tempi, doveva essere abbastanza simile a quello che le varie religioni umane descriveranno come il Paradiso terrestre. Mari solcati solo da pesci e balene, cieli limpidi di giorno e illuminati da miriadi di stelle la notte, distese di erba e di foreste per migliaia di chilometri quadrati.
Pensate a quella che oggi è la Pianura Padana : un tempo era un'unica, immensa foresta, che si estendeva dalla Francia alla Slovenia. Oggi di essa rimane quasi solo la pineta di Classe, vicino a Ravenna. Certo non è tutta colpa di noi moderni, anche gli antichi Romani ci hanno messo del loro. Ma la situazione è questa.
Pensate a quella che oggi è la Costa Orientale degli Stati Uniti, con le immense città di New York e Boston : fino all'arrivo di Colombo vi era una sola, grande foresta, che si estendeva dalla Florida su su per tutti gli USA e il Canada fino a lambire il Circolo Polare Artico. Gli Indiani la rispettavano, la veneravano, ci vivevano e da essa traevano il loro sostentamento, e la stessa cosa facevano gli indios del Sudamerica nella giunga amazzonica.
Tra i vari mammiferi che popolavano la Terra emerse un gruppo particolare : i Primati.
Oggi è cosa nota, ma mai abbastanza ripetuta, che gli esseri umani hanno il 98% dei geni in comune con le grandi scimmie, come i gorilla, gli scimpanzé e gli oranghi (degli oranghi una curiosa leggenda dell'Asia sudorientale dice che sanno parlare, ma che non lo fanno per non essere costretti a lavorare).
Ma in cosa siamo diversi ? Proviamo a esaminare le varie caratteristiche che, di volta in volta, sono state indicate come esclusive dell'umanità.
La capacità di camminare eretti ? NO, è un normale adattamento dell'evoluzione. I Primati da cui si evolsero gli antenati dell'uomo vivevano sugli alberi, nelle fitte foreste dell'Africa. Poi i cambiamenti climatici portarono a una riduzione delle foreste e alla nascita delle savane. In quelle distese di erba alta più di un metro era difficile avvistare per tempo i predatori, quindi si rese necessario procedere solo sulle zampe posteriori, per alzare la testa e avere una visuale più ampia.
La tendenza ad avere un'organizzazione sociale ? NO, molti altri animali ce l'hanno. I leoni (unici tra i grandi felini), i lupi, i delfini vivono in società complesse e gerarchizzate. La famiglia è il fondamento di questa organizzazione, in cui ogni individuo ha il suo posto ed è importante per il funzionamento di tutto il gruppo.
Bisogna poi citare il caso delle formiche, delle api e delle térmiti, i cosiddetti "insetti sociali". La loro organizzazione prevede il superamento dell'individuo e l'esistenza di quello che è stato chiamato "super-organismo". Un'idea che funziona, dal momento che le formiche in particolare non solo esistono da milioni di anni, ma hanno una massa complessiva che supera di varie volte quella degli esseri umani. Un'organizzazione parallela, ben più vincente della nostra.
Il pollice opponibile e quindi la versatilità delle zampe anteriori, che non dovendo più sostenere il peso del corpo si sono specializzate in altri usi ? FORSE.
Nella prossima puntata vedremo perché.
Oggi voglio interrogarmi sul nostro posto nel mondo. Non come Italiani, né come Europei, né come Occidentali. Semplicemente come esseri umani.
Negli articoli dedicati alla violenza sulle donne ho parlato brevemente dei primordi della storia umana. Ora facciamo un altro passo indietro.
Provate a immaginare la Terra all'alba dei tempi. I primi organismi viventi, per nutrirsi, hanno adottato due strategie : cercare il cibo nell'ambiente o fare di altri organismi il loro cibo.
Siamo a circa 3,5 miliardi di anni fa. La Terra ha già un miliardo di anni. Da allora nulla è cambiato. Gli esseri viventi nascono, vanno in cerca di cibo, investono gran parte delle loro energie per riprodursi e infine muoiono.
E' stato sempre così, per centinaia di milioni di anni.
L'esistenza della vita sulla Terra ha corso varie volte il rischio di sparire completamente. Cambiamenti climatici di portata planetaria, innalzamento e abbassamento dei mari, spostamento dei continenti hanno condotto la vita sull'orlo dell'estinzione. CINQUE VOLTE.
Il famoso asteroide che uccise i dinosauri fu una semplice spintarella verso un processo ormai in atto già da molto tempo : i dinosauri si sarebbero estinti anche senza la botta del sasso venuto dallo spazio.
Tra un periodo di crisi e l'altro, la vita sulla Terra ha seguito i suoi ritmi immutabili, sempre uguali a se stessi.
Dopo la scomparsa dei dinosauri venne l'ora dei mammiferi, animali a noi più familiari.
La Terra, a quei tempi, doveva essere abbastanza simile a quello che le varie religioni umane descriveranno come il Paradiso terrestre. Mari solcati solo da pesci e balene, cieli limpidi di giorno e illuminati da miriadi di stelle la notte, distese di erba e di foreste per migliaia di chilometri quadrati.
Pensate a quella che oggi è la Pianura Padana : un tempo era un'unica, immensa foresta, che si estendeva dalla Francia alla Slovenia. Oggi di essa rimane quasi solo la pineta di Classe, vicino a Ravenna. Certo non è tutta colpa di noi moderni, anche gli antichi Romani ci hanno messo del loro. Ma la situazione è questa.
Pensate a quella che oggi è la Costa Orientale degli Stati Uniti, con le immense città di New York e Boston : fino all'arrivo di Colombo vi era una sola, grande foresta, che si estendeva dalla Florida su su per tutti gli USA e il Canada fino a lambire il Circolo Polare Artico. Gli Indiani la rispettavano, la veneravano, ci vivevano e da essa traevano il loro sostentamento, e la stessa cosa facevano gli indios del Sudamerica nella giunga amazzonica.
Tra i vari mammiferi che popolavano la Terra emerse un gruppo particolare : i Primati.
Oggi è cosa nota, ma mai abbastanza ripetuta, che gli esseri umani hanno il 98% dei geni in comune con le grandi scimmie, come i gorilla, gli scimpanzé e gli oranghi (degli oranghi una curiosa leggenda dell'Asia sudorientale dice che sanno parlare, ma che non lo fanno per non essere costretti a lavorare).
Ma in cosa siamo diversi ? Proviamo a esaminare le varie caratteristiche che, di volta in volta, sono state indicate come esclusive dell'umanità.
La capacità di camminare eretti ? NO, è un normale adattamento dell'evoluzione. I Primati da cui si evolsero gli antenati dell'uomo vivevano sugli alberi, nelle fitte foreste dell'Africa. Poi i cambiamenti climatici portarono a una riduzione delle foreste e alla nascita delle savane. In quelle distese di erba alta più di un metro era difficile avvistare per tempo i predatori, quindi si rese necessario procedere solo sulle zampe posteriori, per alzare la testa e avere una visuale più ampia.
La tendenza ad avere un'organizzazione sociale ? NO, molti altri animali ce l'hanno. I leoni (unici tra i grandi felini), i lupi, i delfini vivono in società complesse e gerarchizzate. La famiglia è il fondamento di questa organizzazione, in cui ogni individuo ha il suo posto ed è importante per il funzionamento di tutto il gruppo.
Bisogna poi citare il caso delle formiche, delle api e delle térmiti, i cosiddetti "insetti sociali". La loro organizzazione prevede il superamento dell'individuo e l'esistenza di quello che è stato chiamato "super-organismo". Un'idea che funziona, dal momento che le formiche in particolare non solo esistono da milioni di anni, ma hanno una massa complessiva che supera di varie volte quella degli esseri umani. Un'organizzazione parallela, ben più vincente della nostra.
Il pollice opponibile e quindi la versatilità delle zampe anteriori, che non dovendo più sostenere il peso del corpo si sono specializzate in altri usi ? FORSE.
Nella prossima puntata vedremo perché.
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