E inauguriamo anche lo spazio recensioni con un romanzo terminato da poco.
La storia sembra ambientata nell'Italia di oggi: soldi facili, funzionari ministeriali che rubano lo stipendio, connessioni tra televisione e politica, appartamenti in pieno centro di Roma affittati per pochi spiccioli...
Sembra, appunto, perché è stato pubblicato nel 1991 !
Il protagonista è un oscuro giornalista milanese, impiegato presso un altrettanto oscuro periodico, con una vita grigia e deprimente. Coltiva ambizioni letterarie e nel tempo libero lavora ad un romanzo, nel cassetto ormai da tempo immemore.
Improvvisamente, come per caso, gli si spalanca davanti la strada per il successo: il più famoso scrittore italiano, uno che oggi andrebbe da Fazio mattino, pomeriggio, sera e pure i weekend, lo introduce nel dorato mondo di Roma, gli apre la sua casa, gli dona la sua amicizia, gli assicura contratti milionari (all'epoca, è ovvio, c'erano ancora le lire) per il suo romanzo.
Poi, come in ogni buona storia che rispetti la struttura in tre atti, il crollo.
Lo sai che succederà, mentre leggi ti senti superiore al protagonista, che è tanto allocco da cascare nella rete preparata per lui. E nonostante questo non riesci a staccarti, perché il ritmo e lo stile della storia sono avvincenti, legano anche il lettore nella stessa rete del personaggio.
E' un romanzo, dicevamo, quindi una storia di fantasia (ma quanto ?). Ma ha il merito di mettere a nudo, almeno un poco, il mondo di "quelli che stanno in alto" : scrittori, politici, personaggi televisivi, attori, che vivono in un'altra dimensione rispetto a noi comuni mortali.
E ti fa vedere come, in 25 anni, nulla sia cambiato.
E' da leggere anche oggi, ancora oggi, non solo per questo, ma perché può mettere in guardia i tanti, tantissimi scrittori in erba: di questi solo pochissimi riescono davvero a entrare nel mondo dell'editoria, e chissà quanti sono stati illusi, incensati e subito dopo sputati fuori come il protagonista del romanzo.
Attenti, dunque, che le Sirene non sono riuscite a incantare Ulisse, perché lui era uno che ne sapeva, ma con noi ci riescono benissimo.
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