giovedì 30 giugno 2016

E-BOOK O LIBRI DI CARTA ?

Quando iniziarono a diffondersi gli e-book, molti profetizzarono l'imminente fine del libro di carta.

Lo consideravano un oggetto superato, obsoleto, una "tecnologia" dei tempi andati.

L'avvento degli e-reader, e in particolare del Kindle di Amazon, sembrava un tocco di campane a morto.

I partigiani della carta risposero, e rispondono tuttora, con argomentazioni quali "l'odore della carta", "il fruscio delle pagine" e simili.

Di certo l'invenzione degli e-book è un passaggio epocale, pari per importanza all'invenzione della stampa, che sostituì i manoscritti copiati a mano dai monaci medioevali. Prima ancora si ebbe il passaggio dal papiro alla pergamena.
Passando dal papiro alla pergamena prima, e dai manoscritti alla stampa poi, alcuni testi non sono stati giudicati sufficientemente importanti per essere conservati anche sul nuovo supporto. Ecco perché oggi vi sono gravissime lacune, che mai potranno essere sanate, nella conoscenza della letteratura dei secoli passati, in particolare dell'antica Grecia e dell'antica Roma.


 Ma non è questo il caso, per ora, del passaggio dalla stampa agli e-book.


Io, chi mi conosce lo sa, sono quello che le statistiche editoriali definiscono un lettore forte, anzi, fortissimo: è motivo di orgoglio per me poter dire che leggo almeno un libro alla settimana.

E dico sempre la seguente frase: << Sono nato con la carta e voglio morire con la carta >>.

Ad essa, però, AFFIANCO l'e-book.


Il "libro virtuale" ha infatti molteplici vantaggi :

1 - COSTA MENO. E questo, in un'epoca in cui siamo di nuovo costretti a misurare il prezzo del pane, è molto importante.

2 - NON PESA NIENTE. Se dobbiamo affrontare lunghi viaggi possiamo portarci dietro un'intera biblioteca, e ce l'avremo sempre a disposizione.

3 - NON OCCUPA SPAZIO. Dato che difficilmente abitiamo in ville con decine di stanze, la nostra biblioteca può essere contenuta tutta nei dispositivi di cui sopra.

4 - SE NON CI PIACE LO POSSIAMO CESTINARE senza dispiacerci per i soldi spesi, perché come detto il prezzo è molto inferiore - quasi sempre - a quello della versione cartacea.


Di libri di carta, lo vediamo, se ne pubblicano ancora. Tanti. Tantissimi. Troppi. La quasi totalità di essi non vale la carta su cui sono stampati. Sono stati abbattuti degli alberi inutilmente, contribuendo alla deforestazione  e quindi alla distruzione dell'ambiente.

Ma non esistono libri "buoni" o libri "cattivi". Esistono invece, nel pur sparuto pubblico dei lettori, preferenze diverse, le più disparate, le più strane che possiate immaginare. E tra i diritti di un lettore c'è anche quello di avere il libro che desidera, anche se lo vuole solo lui, anche se dovesse essere diffuso in una sola copia in tutto il mondo.

Da questo punto di vista gli e-book potrebbero essere di grande aiuto, se solo ci fosse la volontà degli editori (e la convenienza economica) per farlo :

prendiamo ad esempio gli Harmony, o i libri di cucina, o quelli dei comici televisivi, o quelli legati alle mode del momento (i Vampiri, i Templari, il Sesso Sadomaso). Testi la cui notorietà dura appena una stagione, che non diventeranno mai dei classici né ambiscono ad esserlo. Ma che hanno un loro affezionato pubblico di lettori.

Perché allora non pubblicarli ESCLUSIVAMENTE IN FORMATO E-BOOK, riservando la carta a testi di altro tipo ?

La stessa cosa si può fare, almeno all'inizio, per i romanzi di narrativa contemporanea. Qui, al contrario, ce ne sono alcuni che ambiscono a diventare dei classici. Ma nessuno, né l'autore né l'editore, può saperlo in anticipo. Solo il tempo lo dirà.
E allora perché non pubblicarli, inizialmente, solo in formato e-book ? Poi, se il testo sarà effettivamente diventato un classico, si potrà prevedere l'edizione cartacea.

Discorso diverso invece per la saggistica. Un testo di saggistica, per sua stessa natura, non viene letto una sola volta, ma riletto, sfogliato su e giù, consultato, sottolineato.
Certo, queste cose si possono fare anche sui dispositivi elettronici, ma ad oggi è un'operazione veramente scomoda, né ci sono margini di miglioramento: la tecnologia degli e-reader è infatti arrivata al capolinea, e ad ammetterlo sono gli stessi creatori. D'ora in avanti potranno esserci solo piccoli aggiustamenti, sciocchezzuole come il design, il colore, la luminosità, ma più nulla di strutturale.
I testi di saggistica avranno quindi sempre bisogno di essere pubblicati prima di tutto su carta. Semmai la versione elettronica potrà essere usata per raggiungere il pubblico dei lettori potenziali, che magari si sentono respinti dal poderoso e pesante tomo di carta - che spesso e volentieri ha anche un prezzo molto alto - ma che sarebbero disposti a leggerlo in formato e-book, ad un prezzo ovviamente minore.


Gli e-book possono inoltre aiutare a rimettere in circolazione testi ormai fuori catalogo da anni o decenni, introvabili sul mercato ma che meriterebbero una seconda occasione, e con loro i loro autori, anche se scomparsi da tempo.


Insomma, nella sfida tra e-book e libri di carta non ci sono né vinti né vincitori. Servono entrambi, e continueranno a esistere entrambi.


Quanto a me, ho imparato ad apprezzare gli e-book, e ora non potrei fare senza, per ragioni economiche e di spazio.
Ma non posso nemmeno fare senza i libri di carta. Nelle foto qui sotto potete vedere quelli in attesa di lettura sul mio comodino. E dentro il tablet ce ne sono almeno altrettanti.

Buona lettura a tutti !



mercoledì 29 giugno 2016

Io e l'Arte Contemporanea : storia di un'incomprensione

A me piace molto l'Arte, anzi, le Arti : pittura, scultura, architettura, poesia, musica, letteratura. Ma più di tutte mi piace la pittura, i quadri, le tele di artisti noti e meno noti.

Su tutti i libri, da quelli di scuola media ai saggi universitari, la Storia dell'Arte parte con le pitture rupestri delle grotte preistoriche per arrivare ad oggi.

Io, personalmente, mi fermo a Picasso. Tutto quello che viene dopo di lui, confesso, non lo capisco. Forse perché non c'è niente da capire.
 Per quel poco che ne so infatti agli "artisti" di oggi non interessa essere capiti, bensì mettere in scena il gesto estremo, la provocazione.
E a fare le loro fortune - sì, perché le opere di Arte Contemporanea possono raggiungere quotazioni stratosferiche, alla pari con quelle dei grandi maestri del passato - sono i galleristi.

Di fronte ad un'opera di Arte Contemporanea, la reazione tipica del visitatore medio è << Eh, però saprei fare anch'io una roba del genere."
Tentazione comprensibile, almeno quanto è incomprensibile l'opera che ci sta davanti.

Un'altra idea molto diffusa è che, dopo l'invenzione della fotografia, avvenuta nella seconda metà dell'Ottocento, non avesse più senso mettersi a dipingere paesaggi e ritratti, che potevano essere eseguiti molto più facilmente con il nuovo mezzo espressivo. Si pensa che l'Arte abbia quindi dovuto abbandonare la rappresentazione dell'immagine (ARTE FIGURATIVA) per esprimere invece ciò che si trova nella mente dell'artista (ARTE CONCETTUALE).

Questo avrebbe portato, alla fine, ai celebri "tagli nella tela" di Lucio Fontana, che rappresenterebbero il definitivo superamento del vecchio modo di intendere l'arte: ad essere cancellata non è più solo l'immagine, ma addirittura il supporto - la tela, appunto - sul quale l'immagine era collocata.

Contemporaneamente gli artisti sviluppano una nuova e più importante concezione di se stessi: se ciò che conta ora si trova nella mente dell'artista stesso, allora i gesti, i comportamenti, le scelte della sua persona diventano Arte.
Esempi sono il celebre Orinatoio di Marcel Duchamp - un oggetto di uso comune che diviene opera d'arte per il semplice fatto di aver solleticato la sensibilità dell'autore - e l'altrettanto celebre Merda d' artista di Piero Manzoni.

Oggi invece siamo nell'era delle installazioni e delle performances. Le prime sono strutture pensate per coinvolgere il visitatore, farlo entrare nell'opera d'arte, fargliela usare, far diventare lui stesso parte dell'opera. Un esempio è la recente opera di Christo Floating Piers, la passerella che permette di "camminare sulle acque" del Lago d'Iseo.
 Le seconde prevedono invece la presenza dell'artista, che in vari modi interagisce con il visitatore, allo scopo di porre l'accento su di sé e sui cambiamenti operati in lui/lei dai visitatori, e viceversa. In questo campo molto nota è Marina Abramovich.


Io, personalmente, resto dell'idea che un'opera d'arte debba smuovere qualcosa in chi la guarda, debba emozionare, debba coinvolgere.
L'Arte Contemporanea questo non lo fa, proprio perché non si fa capire. Del resto i titoli delle opere sono spesso parole senza senso come "Studio n. 1" oppure "Visione n. 14". Né aiuta la presenza di materiali di uso comune, che può portare ad effetti come quello della storiella più volte circolata di una donna delle pulizie che getta via dell'immondizia lasciata nella sala di un museo senza sapere che l'immondizia stessa era un'opera d'arte.

Io ho lavorato presso il Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, vicino qui a Torino. E, come dice la celebre battuta di Blade Runner, << Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare >>.

Ogni volta che guardo una cosiddetta opera di Arte Contemporanea mi sento preso in giro.

Poi magari a qualcuno piace, per carità.

martedì 28 giugno 2016

Recensioni 1 - "Tecniche di seduzione" di Andrea De Carlo

E inauguriamo anche lo spazio recensioni con un romanzo terminato da poco.

La storia sembra ambientata nell'Italia di oggi: soldi facili, funzionari ministeriali che rubano lo stipendio, connessioni tra televisione e politica, appartamenti in pieno centro di Roma affittati per pochi spiccioli...

Sembra, appunto, perché è stato pubblicato nel 1991 !

Il protagonista è un oscuro giornalista milanese, impiegato presso un altrettanto oscuro periodico, con una vita grigia e deprimente. Coltiva ambizioni letterarie e nel tempo libero lavora ad un romanzo, nel cassetto ormai da tempo immemore.

Improvvisamente, come per caso, gli si spalanca davanti la strada per il successo: il più famoso scrittore italiano, uno che oggi andrebbe da Fazio mattino, pomeriggio, sera e pure i weekend, lo introduce nel dorato mondo di Roma, gli apre la sua casa, gli dona la sua amicizia, gli assicura contratti milionari (all'epoca, è ovvio, c'erano ancora le lire) per il suo romanzo.

Poi, come in ogni buona storia che rispetti la struttura in tre atti, il crollo.

Lo sai che succederà, mentre leggi ti senti superiore al protagonista, che è tanto allocco da cascare nella rete preparata per lui. E nonostante questo non riesci a staccarti, perché il ritmo e lo stile della storia sono avvincenti, legano anche il lettore nella stessa rete del personaggio.

E' un romanzo, dicevamo, quindi una storia di fantasia (ma quanto ?). Ma ha il merito di mettere a nudo, almeno un poco, il mondo di "quelli che stanno in alto" : scrittori, politici, personaggi televisivi, attori, che vivono in un'altra dimensione rispetto a noi comuni mortali.

E ti fa vedere come, in 25 anni, nulla sia cambiato.

E' da leggere anche oggi, ancora oggi, non solo per questo, ma perché può mettere in guardia i tanti, tantissimi scrittori in erba: di questi solo pochissimi riescono davvero a entrare nel mondo dell'editoria, e chissà quanti sono stati illusi, incensati e subito dopo sputati fuori come il protagonista del romanzo.

Attenti, dunque, che le Sirene non sono riuscite a incantare Ulisse, perché lui era uno che ne sapeva, ma con noi ci riescono benissimo.

lunedì 27 giugno 2016

Sono diventato grande

Questo è il mio primo post sul nuovo blog.

Il precedente sta ormai morendo, perché la piattaforma su cui era ospitato ha annunciato la chiusura, per motivi mai ufficialmente detti ma a chiunque evidenti, ovvero l'ormai incontrastato dominio dei social network e di Whatsapp.

Quel portale si chiamava Giovani.it : mi ci ero iscritto nel 2005. Undici anni fa.

Da allora ad oggi ho preso una laurea, due master, ho scritto un libro che sarà presto pubblicato, ho collaborato alla traduzione di un altro.

Continuo a cercare un lavoro, una ragazza, un motivo per sorridere.

Ho vissuto da solo per nove di questi undici anni, prima di tornare a vivere con i miei genitori, per i soliti motivi.

Nel mesto trasloco di ritorno, il 90% degli scatoloni contenenti la mia vita erano di libri.

Vorrei usare questo spazio non per piangermi addosso, ma per esporre il mio pensiero (politico, religioso, sessuale), per scrivere recensioni di libri, film e fumetti, per riflettere su quanto sta accadendo nel mondo di oggi.

Per raccontare come si viveva nei secoli passati - io sono uno storico e ho una laurea in archeologia - e dimostrare che, in fondo, molto poco è cambiato.

Per far conoscere la bellezza dell'Arte, della Natura, della libertà di parola e pensiero.

Per mettere in guardia dai demagoghi, dai falsi allarmismi, dall'ignoranza dilagante imposta dall'alto.

Saranno post molto lunghi, come questo, perché lo sviluppo di un ragionamento richiede pazienza.

Io preferisco scrivere, non parlare: è così che comunico.

Prometto che cercherò di non essere "professorale", di non fare la "lezioncina", di non tirarmela come se avessi la verità in tasca.

Non ce l'ho: posso solo mettere insieme i pezzi, divulgare ciò che so, tirare fuori dai libroni le analisi colte, dotte & sagge e renderle comprensibili a tutti (non a caso i miei miti sono Piero&Alberto Angela).

Ecco quello che farò.

Seguitemi, se volete.