lunedì 22 maggio 2017

Il XXX Salone del Libro di Torino (18-22 Maggio 2017)

E dunque anche quest'anno il Salone è arrivato, si è svolto e si è concluso.

Su questo stesso blog, in data 27 Luglio 2016, ho voluto fare il punto di quella che era, allora, la situazione.

Oggi confermo in buona parte quanto scritto allora, tranne ciò che è stato inevitabilmente superato dagli eventi.

Il sorpasso di Milano su Torino non c'è stato, e i motivi sono ormai noti, quindi non starò a ripeterli.

Ma non c'è stato nemmeno l'auspicato rinnovamento del Salone di Torino.

Oh sì, non si applica più la formula del "Paese ospite", che prevedeva ogni anno una diversa nazione straniera invitata a presentare la propria letteratura. Però c'era un grande spazio dedicato alla Romania, scelta facile visti i molti legami che la uniscono all'Italia.

Oh sì, mancavano i mega-stand dei mega-editori, ovvero Mondadori e Adelphi, essenzialmente. Questo ha permesso di creare qualche spazio comune in più, ma la collocazione degli altri è rimasta quasi ovunque la stessa, solita, consueta e conosciuta.

Ma per il resto la formula è stata ripetuta identica, immutata, immota.

Di diverso c'è che si chiude alle 20 e non alle 22. Questo ha senso, in fondo era solo un tirare avanti fino alle dieci di sera, senza una reale utilità o riscontro.

L'organizzazione io l'ho trovata, quest'anno e come sempre, se non perfetta certo molto ben funzionante. I ragazzi e le ragazze, guarda caso tutti giovani e di bella presenza, erano dislocati nei punti informativi, presso le varie sale, a supporto dei vari eventi. Gentili con tutti, decisi quando era il caso, professionali sempre.

All'ingresso si è dovuto, come già l'anno scorso, sottoporsi alla perquisizione da parte delle forze dell'ordine: questo è, purtroppo, un pegno da pagare all'insicurezza dei tempi in cui viviamo.

Rimangono da migliorare certe criticità che il Salone si trascina dietro da anni, e che finora non sono state assolutamente affrontate :

- solo le grandi sale sono completamente insonorizzate, mentre gli altri spazi sono aperti; se nello stand vicino è in corso un evento molto rumoroso, con musica e microfoni ad alto volume, è molto difficile riuscire a sentire le parole dell'incontro che si sta seguendo.

 - le sale piccole sono sempre gravemente insufficienti per il pubblico che ospitano.

- i punti di ristoro approfittano biecamente della loro posizione, vendendo a caro prezzo un semplice toast e un po' d'acqua. Inoltre la qualità dei cibi lascia assai a desiderare. Meglio portarsi cibo e acqua da casa.

- personalmente non ho seguito gli eventi del cosiddetto Salone Off, diffusi in giro per la città, né l'ho mai fatto negli anni passati, Ho sempre pensato si tratti di una perdita di tempo e di risorse che potrebbero essere meglio impiegati, l'uno e le altre, nel Salone stesso. In fondo non ha importanza se, per 5 giorni all'anno, la vita culturale in giro per la città si ferma, concentrandosi tutta al Salone: la cosa fondamentale è che sia presente, in maniera diffusa, (quindi anche nelle famose periferie, e non solo nel centro glamour) per gli altri 360 giorni.


Insomma, il "nuovo" Salone del Libro non è affatto nuovo. Tutto o quasi è uguale a prima. Come detto, si nota giusto l'assenza dei grandi e grandissimi Editori, ma in fondo non è una grande perdita.

Nicola La Gioia, scrittore e nuovo Direttore, ha senz'altro compiuto un grande miracolo (pari al sesto scudetto di fila della Juve !) e ha portato fuori il Salone dalle terribili prove e tempeste affrontate nel corso dell'anno passato.

Se però vuole davvero rifondare il Salone, dare un nuovo impulso, ripartire da un nuovo inizio, beh, c'è parecchio (anzi, tutto) da fare, da lavorare, da inventare.




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