venerdì 2 febbraio 2018
HISTORY FAKE NEWS 3.2 - L'EVOLUZIONE DELL' UOMO (parte seconda)
Nella prima parte abbiamo visto che i fossili - gli unici dati su cui possiamo basarci per ricostruire l'evoluzione della nostra specie - sono molto rari, ed è quindi quantomeno azzardato ritenere di sapere già tutto solo con queste poche informazioni.
Fino a qualche decennio fa le ricerche sui nostri progenitori erano limitate all'Africa, da sempre considerata come "la culla dell'umanità".
E si pensava che ogni antico ominide - quelli della successione classica che abbiamo richiamato all'inizio del precedente post - fosse vissuto per un certo periodo per poi estinguersi e lasciare il posto ad un altro.
In pratica si riteneva che, in un determinato periodo, sulla Terra fosse presente una e una sola specie umana.
Poi sono iniziati a venire alla luce altri fossili in altre parti del mondo, anche fuori dall'Africa : in Cina, nel Sud Est Asiatico, in India.
Ominidi che in Africa, dopo un certo periodo, erano considerati estinti risultavano invece ancora ben vivi in altre parti del mondo.
E negli strati di rocce più recenti, dove ci si aspettava di trovare scheletri di ominidi ormai moderni, identici a noi, ne venivano invece fuori altri con caratteristiche mischiate, in parte moderne e in parte ancora molto arcaiche e "scimmiesche".
Si è quindi capito che l'immagine dell'albero, con il suo bel tronco diritto, non andava più bene per descrivere l'evoluzione della specie umana.
Oggi tutti gli studiosi concordano sul fatto che bisogna piuttosto pensare ad un cespuglio, ad un arbusto con molte ramificazioni, anche contemporanee.
In altre parole, è verosimile che sulla Terra abbiano coabitato, nello stesso arco di tempo e a volte anche negli stessi luoghi, diverse specie di ominidi : alcune arcaiche, altre in parte arcaiche e in parte moderne, altre interamente moderne.
Ogni nuovo ominide che viene riconosciuto come specie a sé stante (e che nel nome scientifico si merita l'appellativo di Homo) viene salutato, nell'opinione comune, come
"l'anello mancante tra le scimmie e l'uomo".
Questa è una semplificazione che va bene per i giornali, per le tv, per i titoli sensazionali.
Ma è un'espressione che agli studiosi non piace.
Cercare "l'anello mancante" è inutile e fuorviante.
Farlo significa solo, ancora e ancora, voler trovare a tutti i costi le prove di una eccezionalità della nostra specie, di un "destino manifesto" di intelligenza e di perfezione.
Questa è la madre di tutte le fake news.
Dall'immagine del cespuglio invece si evince che la nostra specie era solo una tra tante.
Siamo sopravvissuti, ma avremmo potuto estinguerci (e almeno in un caso abbiamo rischiato sul serio, già ai tempi della preistoria).
Al nostro posto potrebbe esserci un'altra delle tante specie umane che hanno calcato la Terra, simile a noi nell'aspetto generale ma per il resto assai diversa.
Se siamo qui, lo dobbiamo alla nostra capacità di adattamento.
Le altre specie sono scomparse da sole, per cause naturali: non le abbiamo eliminate noi (un tempo si pensava ad una sorta di "genocidio" compiuto dall' Homo Sapiens Sapiens, ovvero noi, ai danni dell'Uomo di Neanderthal), non coscientemente almeno.
La guerra - intesa come distruzione programmata di un gruppo rivale - è venuta molto dopo.
Quindi nessun cammino trionfale, nessun disegno intelligente, nessun progresso inarrestabile.
Solo un gran colpo di fortuna.
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